Protocollo organizzativo per la prevenzione e gestione delle crisi comportamentali degli alunni

Protocollo organizzativo per la prevenzione e gestione delle crisi comportamentali degli alunni

Descrizione

Il presente Protocollo di Prevenzione e di Gestione delle crisi comportamentali è uno strumento organizzativo fondamentale per consentire alla scuola, intesa come comunità educante e organizzazione istituzionale complessa, di affrontare le situazioni di crisi in modo specifico, organizzato e competente. Permette, inoltre, sia ai singoli alunni e sia agli insegnanti di non ritrovarsi in balìa degli accadimenti e, soprattutto, di delineare azioni e compiti per garantire la sicurezza di tutti. Al presente Protocollo sono allegati:
1. Verbali di descrizione crisi comportamentale
2. Verbale di chiamata al 118
3. Analisi funzionale della crisi comportamentale

La Crisi Comportamentale

Con l’espressione Crisi Comportamentale si intendono comportamenti esplosivi e dirompenti di aggressività fisica e verbale che un alunno presenta sia a scuola, sia a casa, sia nei contesti di vita. Si tratta di comportamenti che si esprimono soprattutto nella difficoltà di stare alle regole e nel mettere atto condotte che possono comportare un rischio e creare danni alla persona stessa, agli altri (compagni, insegnanti, personale scolastico) e ai materiali scolastici. In genere, il soggetto che le manifesta mette in atto tali comportamenti perché questi rappresentano l’unica via di reazione per loro possibile. Sono generate da una serie di difficoltà e/o da vere e proprie incapacità di comportarsi in altro modo.

L’alunno si comporta manifestando crisi di rabbia per:

  • incapacità di ottenere altrimenti quello che vuole;
  • bassa tolleranza alla frustrazione e mancato autocontrollo;
  • inadeguata capacità di mediazione e contrattazione;
  • insufficiente capacità di riconoscere e gestire le emozioni proprie e altrui.

Pertanto le difficoltà sono soprattutto comunicative, di gestione dei sentimenti, di autocontrollo, di aggressività, di impulsività, di stima di sé. Le Crisi comportamentali vengono segnalate sia in alunni certificati (con notevole frequenza in bambini e ragazzi con autismo, con ADHD, con disturbo oppositivo-provocatorio, ecc.) sia in alunni non certificati, talvolta in alunni che vivono situazioni problematiche familiari e sociali.
L’esperienza e la ricerca in questi ultimi anni hanno dimostrato che le situazioni possono essere modificabili in età evolutiva e che è possibile ridurre l’intensità e la frequenza delle crisi. Questo protocollo ha come finalità quella di credere che sia possibile intervenire in modo educativo alle situazioni di crisi comportamentale, sia in termini di prevenzione (per evitarle, o almeno diradarle e depotenziarle), sia in termini di contenimento (cosa fare quando si manifestano per assicurare l’incolumità di ognuno). La coerenza educativa da parte di tutte le figure scolastiche in questi casi ha la priorità assoluta. Un comportamento problematico può essere corretto e contenuto soltanto se si modifica il contesto in cui il ragazzo è inserito con risposte univoche e chiare.
La crisi comportamentale messa in atto a scuola porta alcune conseguenze significative all’interno della classe e dell’Istituto in cui è inserito l’alunno. La manifestazione delle crisi comportamentali rappresenta una ferita psicologica (oltre alle eventuali conseguenze fisiche) in ciascun allievo ed una lacerazione del
tessuto relazionale della classe; inoltre le conseguenze traumatiche si cumulano purtroppo nel tempo. Per tale motivo le crisi non devono essere mai sottovalutate o affrontate con superficialità da parte dell’Istituzione scolastica per garantire la sicurezza e il benessere di ciascuno. Le crisi comportamentali comportano alti livelli di rischio per le persone e le cose, dimostrano e determinano grande sofferenza e generano profondo turbamento nella vita scolastica pertanto richiedono uno specifico intervento pedagogico-didattico e una precisa struttura organizzativa dentro la scuola che coinvolga i rapporti con le famiglie e i servizi territoriali.
Si precisa che il lavoro scolastico non è rivolto alla ricerca delle “cause remote” cliniche, sociali, psicologiche o psichiatriche delle crisi comportamentali, temi di esclusiva competenza dei clinici e/o dei servizi sociali. La scuola si occupa in primo luogo di comprendere quali condizioni e situazioni determinano con maggiore frequenza la comparsa delle crisi comportamentali, cercando poi di individuare quali modifiche sia possibile apportare e quali percorsi didattici possano risultare di supporto e mettere in atto strategie e azioni educative (ad esempio per la consapevolezza rivolta ai sentimenti propri ed altrui, la gestione della rabbia, dell’aggressività, l’apprendimento di modalità comunicative integrative o alternative alla parola e alla scrittura, ecc.).
In secondo luogo, la scuola si occupa di gestire la crisi comportamentale quando essa si presenta, in modo competente, consapevole e pianificato, mettendo in sicurezza sia l’alunno, sia gli altri, sia il personale scolastico.

Di fronte ad alunni che manifestano questo disagio la trasmissione di contenuti diviene secondaria rispetto al lavoro educativo messo in atto per sostenerlo. La crescita emozionale e sociale degli alunni diventa prioritaria in quanto un buon equilibrio interiore e un sereno rapporto con gli altri costituisce la base essenziale per la cosiddetta “disponibilità ad apprendere”. Un alunno teso a controllare il proprio ambiente e che dimostra difficoltà nel gestire rapporti sociali e comunicativi non dispone di riserve di energia e spazio mentale e psichico in cui inserire il lavoro scolastico.

Allegati